Pietro Palummieri
Palù
/pittore, scultore e grafico salentino

/critica
Palù, un uomo e la sua arte
(di Fiorella Sales Solferini)
Pietro Palummieri, ha l’arte nel cuore e se seguiamo questo richiamo ci porterà dentro una storia, storia di arte fattasi immagine e forma. Tutto ciò che lo circonda: paesaggi, persone, colori può avere la magica tensione artistica ed è questo che Palù esprime lavorando alle sue opere.Non a caso ho usato il termine “lavorare” riferendomi al suo dipingere, disegnare, scolpire. C’è in questo artista una ricerca caparbia e ostinata, un continuo perseguire e impegnarsi, una fede assoluta che chiede l’abnegazione di un “lavoro”. E’ il tratto distintivo dell’artista, l’arte è egoista, vuole tutto per sé, non è un passatempo, spesso è sofferenza e sacrificio.Da tutto questo emergono dipinti di quiete esasperata e dignità silenziosa, la sua fiducia nella pittura, il suo riconoscersi in quel vissuto, che tanto racconta della sua terra d’origine. C’è silenzio tra quegli uomini che camminano sotto la pioggia e le raffiche di vento, nel mutuo guardare delle bianche case, c’è fatalità e onore dell’essere umano. Un uomo e la sua arte, un raccoglitore di immagini, emozioni, sentimenti; l’ho visto spesso guardarsi intorno cercando i colori che ama e allora vedi passare nel suo sguardo il desiderio di dipingere quello che osserva. Intreccia i Suoi colori, le sue sfumature e li accosta fra di loro, fino a farli diventare oggetti, persone, alberi, assumono volume, nella volontà di fermarli, raccoglierli, preservare sulla tela la loro inevitabile dispersione.Il trascorrere del tempo è così percepibile nelle sue opere: nella forza dei suoi ulivi, testimoni vibranti, ci danno l’idea di protezione, come se stessero difendendo la terra da cui nascono, con tronchi in movimento fino alle cime di chiome argentate.Il colore è plasmato sul ritmo di questo trascorrere, pennellate veloci come il vento, interrotte come il trascorrere degli anni, oltre l’effimero che passa. Riusciamo a sentirne i suoni, l’acqua, il vento, il silenzio dell’estate che circonda gli ulivi. Mi piace pensare a Palù come ad un giardiniere, alla calma e alla serenità che ispira un giardino ben curato ed amato, non c’è fretta ed affanno nella sua arte, guarda e chiude dentro di sé il suo vedere. Come il giardiniere aspetta paziente i frutti del suo lavoro, così Palù attende che dalle sue sensazioni nascano quei colori e quelle forme che daranno vita alle sue opere. Servitore della sua terra, della natura, raccontata in quei grappoli d’uva incendiati di luce, in quei girasoli danzanti nell’aria, in certe forme quasi informali che si dissolvono stanche dal trascorrere del tempo. L’Artista continua il senso del suo racconto in sculture che sono umori dell’animo, che al di là dell’immediatezza figurativa pretendono la capacità di immedesimarsi nella realtà che raccontano, nell’immagine sensibile di quello che il pensiero ha visto. Ci vengono incontro sculture di donne, di intensa fisicità, materne e sensuali, morbide e colme di tenerezza, quasi il rimpianto del seno materno, avvolgente e protettivo. Figlie delle memoria e della religiosità, ad esse è affidato il ricordo di una storia e di una vita. Il tema ricorrente della sua terra, espressione del senso arcaico del lavoro, nelle mani e nelle braccia tese dei pescatori che sollevano le reti da pesca, dietro i gesti, i significati poetici c’è anche una parola antica ed abusata: “valori”, quelli con la “V” maiuscola ancora irrinunciabili.
(di Laura Marchesini)
L’arte di Palù trae la sua linfa vitale dalla dura terra del Sud e dalle sue tradizioni. La vigna, il girasole e l’ulivo sono i protagonisti del racconto, frammenti di una vita al limite tra il sogno e la visione nel meriggio assolato del Salento. La pittura espressionistica di Palù approda a risultati di una sconvolgente emotività quando racconta l’uomo e il suo cammino. La personalissima tecnica pittorica attraverso un tocco vibrante e materico sfalda le forme delle figure esteriorizzando la forte partecipazione emotiva dell’autore al soggetto raffigurato.